I principali modelli teorici per i problemi alcolcorrelati: approcio familiare sistemico

Approcio familiare sistemico

(approcio-familiare-sistemico ai problemi alcol-correlati)

L’approccio familiare sistemico può essere sinteticamente considerato l’ambito teorico cui si riferiscono diversi paradigmi terapeutici accomunati dal attenzione alle relazioni più che agli individui, al qui ed ora più che al passato (terapia sistemica in senso stretto, terapie strategiche e terapie strutturale).

La teoria sistemica inizialmente fu applicata allo studio della schizofrenia: l’articolo “verso una teoria della schizofrenia” pubblicata nel 1956 da Bateson, Jackson, Haley e Weakland viene considerato come la nascita della concezione sistemica della famiglia e lanciò verso la fama mondiale il gruppo fondato negli anni 50 da Beatson per studiare la comunicazione.

Unendo lo studio sulla comunicazione alla teoria generale dei sistemi di Von Bertalanffy (1968) e alle idee del cibernetica, la famiglia viene considerata come un sistema di parti interconnesse che si autoregola attraverso meccanismi dei retroazione.

L’iniziale terapia sistemica si è poi suddivisa in diversi modelli e scuole ed è stata considerata applicabile a qualsiasi tipo di disturbo psicologico evitando tuttavia qualsiasi considerazione eziologica di tipo nosografico ma facendo risalire ogni sintomo psicologico (uso di alcol e droghe compresi), ad una disfunzione del sistema.

Il sistema preso in considerazione è il sistema familiare di cui nelle diverse formulazioni vengono sottolineati aspetti diversi: l’omeostasi familiare e paziente designato (Jackson Weakland, 1961), la pragmatica della comunicazione (Watzlavick, Jakson Beavin, 1967), il potere ed il controllo (Haley, 1976), struttura, confini, disimpegno, invischiamento (Minuchin, 1974).

Le diverse terapie familiari si sono occupate e si occupano dunque di problemi alcolcorrelati senza proporre un’ipotesi specifica sulla loro eziologia e, nonostante la derivazione sistemica, raramente considerano oggetti di studio più ampi della famiglia.

Gregory Bateson, riconosciuto da tutte le scuole di terapia familiare come loro precursore e fondatore, si è sentito tradito dalla traduzione del proprio pensiero in pratiche terapeutiche codificate e circoscritte e si è dedicato fino alla sua morte allo studio di una epistemologia globale che trascendesse ogni applicazione terapeutica basata sulle sue idee (Bertrando, Toffanetti, 2000).

I principali modelli teorici per i problemi alcolcorrelati: Teorie della personalità

I principali modelli teorici per i problemi alcolcorrelati: Teorie psicodinamiche

I modelli teorici per i problemi alcolcorrelati:l’approcio ecologico-sociale

I principali modelli teorici per i problemi alcolcorrelati: Il Modello Medico

I principali modelli teorici per i problemi alcolcorrelati: Il Modello Morale

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I principali modelli teorici per i problemi alcolcorrelati: Teorie della personalità

Teorie della personalità

L’idea che le caratteristiche di personalità abbiano un ruolo nello sviluppo di problemi legati all’uso di alcol ha una lunga tradizione a partire dal concetto di degenerazione presente nelle Teorie del XIX secolo (Peel, 1990).

Tuttavia nonostante l’enorme mole di ricerche, non è stato possibile definire una personalità alcolica o analcolica.

La maggior parte degli studi concordano sul fatto che le strutture di personalità delle persone alcoliste sono molto diverse tra loro (Rigliano, 2004).

Tuttavia sono state condotte molte ricerche con l’obiettivo di individuare tratti di personalità correlati all’uso di alcool.

McCelland e colleghi (1972), hanno studiato l’alcolismo in relazione il bisogno di potere con il Thermatic Apperception  Test (TAT), evidenziando in studenti di college forti  bevitori un elevato bisogno di potere.

Ma i risultati non sono stati replicati e altri tratti come l’impulsività e la personalità antisociale sembrano descrivere meglio i ‘bevitori problematici’ (Peele, 1990).

Dall’ampio uso del Minnesota Multiphasic Personality Inventory (mmpi) sono stati fatti numerosi sforzi per cercare una sottoscala del test che correlasse con l’alcolismo.

La scala che ha avuto più sviluppo stata la Mac scale elaborata da Craig McAndrew.

La scala è stato testata con persone ricoverate in un servizio psichiatrico e in questo ambito mostra una certa validità nel discriminare gli alcolisti dai pazienti psichiatrici.

Il manuale del mmpi-2 riporta che alti punteggi alla Scala Mac, indicano persone estroverse, esibizioniste, e desiderose di correre rischi che possono essere associati ad una può pensione generale alla tossicodipendenza piuttosto che al solo alcolismo ( Hathaway e McKinley 1989).

Poiché non tutti gli alcolisti erano identificati correttamente dalla MC Scale McaAdrew  proppose un di considerare le persone con alti punteggi alla scala come alcolisti primari e quelli non identificati correttamente come secondari.

Studi successivi sembravano confermare la validità di questa proposta e sembrava non esservi delle grandi somiglianze tra l’alcolista primario con punteggi alla scala Mac e l’alcolista Tipo II di Clonninger (Ward eJackson, 1990; Svanum e Ehrman, 1992).

Mcandrew modificò poi la scala nel tentativo di individuare personalità  prealcolica. Creò la SAP /(Substance Abuse Proclivity) Scale che ha mostrato qualche successo nell’identificare giovani bevitori problematici e consumatori di altre droghe.

In ambito cognitivo alcune ricerche della teoria del locus of control di Rotter hanno mostrato che le persone con un orientamento verso l’esterno hanno più probabilità di diventare bevitori  problematici e alcolisti; non tutte le ricerche hanno confermato questo risultato (Rohsenow e O’Leary, 1978).

Gli studi sul concetto di campo-dipendenza elaborato David King e colleghi hanno prodotto risultati consistenti mostrando che gli alcolisti sono più campo- dipendenti dei non alcolisti (Barnes 1979).

Una recente revisione nella letteratura riporta che  le dimensioni di personalità maggiormente associati alle dipendenze sono: sensation-seeking, personalità antisociale e novelty seeking (Lejoyeux, 2004).

Vari sono stati anche i tentativi di creare delle tipologie personologiche di alcolisti a partire dalla classificazione di Jellinek ma nessuno si è dimostrata consistente.

Secondo Girosi (2004) la complessità dell’alcolismo richiede necessariamente un modello eziologico multifattoriale capace di comprendere fattori genetici, processi neurofisiologici, eventi di vita e contesti sociali e culturali: un simile approcio esclude a priori la possibilità di individuare una specifica tipologia di personalità alcolica.

I principali modelli teorici per i problemi alcolcorrelati: Teorie psicodinamiche

I modelli teorici per i problemi alcolcorrelati:l’approcio ecologico-sociale

I principali modelli teorici per i problemi alcolcorrelati: Il Modello Medico

I principali modelli teorici per i problemi alcolcorrelati: Il Modello Morale 

Tratto dal lavoro di Guido Guidoni e Angela Tilli: Modelli Teorici per i problemi alcolcorrelati, l’approcio ecologico-sociale ai problemi alcolcorrelati e complessi di Vladimir Hudolin e la psicologia di comunita.

I principali modelli teorici per i problemi alcolcorrelati: Il Modello Medico

I principali modelli teorici per problemi alcol correlati:

Il modello medico.

Nel ventesimo secolo si sviluppò compiutamente il  modello medico dell’alcolismo.
L’idea del ubriachezza abituale come malattia era già presente nel pensiero di Rush nel 1700, all’inizio dell’800 fu descritto il quadro clinico del delirium tremens e nel 1849 si ebbe la prima descrizione del ‘alkoholismus cronicus’ come specifica sindrome, ad opera del medico svedese Magnus Huss (1849).
Tuttavia, solo nel 1900, nel periodo compreso tra le due guerre mondiali, gli alcolisti cominciavano ad essere sottoposti a cure specifiche, tra le quali, anche le diverse terapie psichiatriche allora disponibili come l’elettroshock , la lobotomia, i sedativi, il decondizionamento.
E fu solo dopo la Seconda Guerra Mondiale che si diffuse il concetto dell’alcolismo come malattia.
Mentre i primi tentativi di dare una spiegazione medica dell’alcolismo , come quello di Rush, attribuivano all’alcol la proprietà di condurre le persone ad una perdita di controllo sul bere, la versione più moderna del concetto del medico dell’alcolismo, nata dopo il fallimento del proibizionismo americano che aveva fatto collare l’obiettivo di un astinenza universale, affermo che l’alcolismo era una caratteristica di un piccolo gruppo di individui con una innata suscettibilità per questa malattia.
All’ affermarsi di tale modello contribuì in maniera decisiva il movimento degli Alcolisti Anonimi (AA).
Associazione alcolisti anonimi Nacque nel 1935 ad Akron negli USA negli Stati Uniti, quando Bill Wilson di Bob Smith un agente di borsa un medico entrambi alcolisti, scoprirono che. Aiutandosi reciprocamente riuscivano a mantenersi astemi.
In opposizione all’approcio moralistico seguito negli Stati Uniti, consideravano l’alcolismo come una malattia cronica dalla quale non si può guarire ma che si può arrestare smettendo di bere e indusse una nuova modalità per il raggiungimento il mantenimento dell’astinenza: il metodo dell’ auto-aiuto.

Bill e Bob ispirandosi alla medicina, alla psicologia e alla religione, elaborarono il metodo dei 12 passi che descrisseronel  libro ‘Alcolisti Anonimi’ noto come ‘Il Grande Libro‘ pubblicato nel 1939.

In movimento degli alcolisti anonimi a caratteristiche tipicamente statunitensi: la tipica atmosfera da revival americano lo avvicina le compagnie di temperanza del XIX  secolo che avevano radici in movimenti religiosi, per questo nonostante la sua grande diffusione non ha influenzato in altre nazioni le politiche e i trattamenti per l’alcolismo tanto quanto negli  Stati Uniti.
Inoltre chiede i partecipanti alcune capacità come un discreto livello di scolarità, ideazione, concettualizzazione e verbalizzazione fluida.
Successivamente, il modello medico trovo’ il suo suggello nell’opera di Jellinek che nel 1960 pubblico il libro ‘Disease Concept of alcohlism‘.

Questa opera divenne il testo di riferimento del modello medico per quanto l’autore definisca alcolismo come qualunque uso di bevande alcoliche che provochi un qualsiasi danno all’individuo o alla società o  adentrambi.
Jellinek propone una classificazione delle diverse forme di alcolismo:Alfa, Beta, Gamma, Delta ed Epsilon.

Il tipo Alfa è caratterizzato dal dipendenza degli effetti dell’alcol che viene utilizzata per mitigare sofferenze fisiche o emotive; chi ne soffre non ha perso la capacità di controllare il consumo della sostanza e gli effetti negativi di questo emergono solo nelle relazioni interpersonali.
Non si riscontra in questo tipo una sindrome di astinenza, nè una progressione della malattia.

Nel tipo Beta invece sono presenti gravi complicanze mediche senza sintomi evidenti di dipendenza fisica o psicologica. Questa è la forma di alcolismo, progressiva, tipica di paesi in cui si consuma vino quotidianamente come usanza sociale,  e dove spesso si trovano anche abitudini alimentare carenti.

L’alcolismo Gamma è caratterizzato da dipendenza da alcol e dalla perdita di controllo sulla quantità di sostanza assunta; presente un forte deterioramento fisico e sociale ed è questa la forma di alcolismo più comune negli Stati Uniti.

Tali caratteristiche sono presenti anche nell’alcolismo  Delta tranne nel fatto che il l’individuo riesce ad avere un controllo sull’alcol astenendosi dall’uso per alcuni periodi.

alcolismo  Epsilon era ritenuto la forma meno comune in America ed è caratterizzato da sbornia periodiche.

Ricerche successive non hanno però confermato questa  classificazione (Peele, 1984).

Il modello medico dell’alcolismo considera quindi l’alcol come una sostanza socialmente accettabile che fa ammalare solo alcune persone. L’alcolista è una persona in qualche modo diversa costituzionalmente dai non alcolisti e, a causa di tale differenza individuale, per l’alcolista impossibile bere in modo moderato.

Il trattamento basato su tale modello è focalizzato sull’aiuto dato l’individuo nel suo sforzo di controllare il proprio comportamento compulsivo ( Levine, 1979).
La causa della malattia viene ricercata più dell’individuo che non nella sostanza in sé.

Siccome però non sono mai stati individuati assetti di personalità, tratti psicologici o costituzionali specificatamente correlati con l’alcolismo è molto difficile proporre interventi di prevenzione primaria basati su questo modello.
Il modello medico oggi riscuote molta popolarità ed è appoggiato anche dai produttori di bevande alcoliche poiché implica che la maggioranza delle persone possa bere senza rischio di diventare alcolista (Hester R.K. s Sheeby N., 1980).
Il modello medico è stato importante perché esteso la protezione sanitaria e sociale agli alcolisti alle loro famiglie ed ha permesso di pensare a loro non più come persone da condannare Ma come persone bisognose di cure.

Tuttavia allo stesso tempo ha frenato lo sviluppo all’approcio ai problemi alcolcorrelati,   occupandosi prevalentemente delle complicanze somatiche o psichiatriche dell’alcolismo senza considerarne le componenti sociali e culturali che invece emergono chiaramente da numerose ricerche. Inoltre la forte enfasi data all’idea di alcolismo come una specifica malattia ha oscurato la  diffusione dell’evidenza che di fatto nessuna singola causa è mai stata stabilita, nel cui singolo fattore causale biologico è mai stato risultato essere decisivo (Fingarette, 1990).
Dopo la Seconda Guerra Mondiale lo sviluppo della alcologia è stato rapido e la complessità dei disturbi alcol correlati ha portato l’emozione diversi approcci teorici ognuno dei quali focalizza aspetti diversi del problema e lo conduce a cause diverse.
Già verso la metà del ventesimo secolo Si contavano oltre 200 definizioni i modelli teorici del cosiddetto alcolismo (Jellinek, 1960).
Oggi la letteratura, soprattutto in area anglosassone, oppone un gran numero di articoli che affrontano il fenomeno da svariati punti di vista: praticamente ogni approccio teorico si è confrontato con il comportamento di uso di alcol e di altre droghe.

Nel 1980 il National Institute on Drug abuse (NIDA) ha selezionato 43 approcci teorici sull’uso di alcol e altre droghe li ha raccolti in una monografia (Theories and Drug Abuse. Selected Contemporary Prospective) nella quale sono stati classificati in base all’enfasi  posta sul , sulla relazione con gli altri, sulla società e sulla costituzione biologica.

 

(Tratto da: Modelli teorici per i problemi alcolcorrelati, l’approccio ecologico-sociale ai problemi alcolcorrelati e complessi di Vladimir Hudolin e la psicologia di comunità — Guido Guidoni  e Angela Tilli)

Le Malattie dell’alcol: la psicosi di Korsakoff

La Psicosi di Korsakoff

La psicosi di korsakoff dell’alcolista viene così chiamata in omaggio al grande psichiatra russo Korsakoff, che è stato il primo a descrivere questa malattia.

Si tratta di una vera e grave turba psichica, abitualmente accompagnata anche da un lesione dei nervi periferici, la cosiddetta polineuropatia alcolica, per cui la malattia viene anche chiamata psicosi Polineuritica.

La malattia si evidenzia e con un rapido decadimento intellettuale dell’alcolista.

L’ammalato dimentica; egli ricorda gli avvenimenti recenti, con crescente difficoltà; spesso egli è distratto è irrequieto.

Dal momento che il malato dimentica alcuni avvenimenti si verificano, come si dice a volte, dei “buchi” nei suoi ricordi.

Questa mancanza di ricordo viene sostituita dall’amalato con riferimenti e avvenimenti inventati e ciò viene scientificamente chiamato confabulazione.
Così, per esempio, l’ammalato che non riconosce il suo medico, lo saluterà come un compagno di osteria, incontrato la sera prima, malgrado egli si trovi in ospedale già da parecchi giorni.

La malattia di Korsakoff è una gravissima complicazione dell’alcolismo.

In un terzo dei casi non è possibile alcun recupero, per un altro terzo sono possibili alcuni miglioramenti e soltanto il restante gruppo può guarire, se le cure vengono prestate tempestivamente.

Ancora poco tempo fa si riteneva che non si potesse ottenere alcun risultato con il trattamento della malattia di Korsakoff.

A volte disturbi psichici, simili a quelli che si verificano nella psicosi di Korsakoff, possono insorgere anche in seguito ad altre malattie e non devono necessariamente essere soltanto una conseguenza dell’alcolismo.

In questi casi, di solito, non via polineuropatia.

La psicosi di Korsakoff si verifica in alcolisti nei quali, dopo un annoso alcolismo, si instaurano gravi lesioni del tessuto cerebrale.

La lesione del cervello si evidenzia con un atrofia del cervello.

L’atrofia colpisce qualche volta in modo particolare la corteccia cerebrale nelle regioni frontali; più comune è una combinazione dell’atrofia corticale e sottocorticale.

 

Le Malattie dell’alcol: lo Stato di Ebbrezza Patologica  

Tratto da: Vincere l’Alcolismo- una moltitudine di esistenze bruciate, la pace perduta di molte famiglie, un nemico troppo spesso sottovalutato. La necessità di conoscere ciò che si deve sconfiggere   di Vladimir Hudolin

 

I principali modelli teorici per i problemi alcolcorrelati: Teorie Cognitivo Comportamentali

Teoria cognitivo comportamentale

Nell’area cognitivo-comportamentale un filone importante di ricerca e quello basato sulle teorie dell’apprendimento.

Nel 1968 il National Institute on Drug Abuse (NIDA) ha pubblicato una monografia intitolata Learning Factors in Substance Abuse.
In questo contesto ‘apprendimento’ si riferisce ai cambiamenti nel comportamento dovuti alle esperienza sia che questi si verifichino a livello dello stile di vita, sia a livello del funzionamento cellulare (Ray, 1988).

L’evidenza che le droghe producono risposte condizionate risale gli studi di Pavlov (1927).

Ricerche successive hanno anche evidenziato che sia la tolleranza sia i sintomi di astinenza possono essere condizionati (Siegal, 1988).

È stato dimostrato che sia stimoli esterocettivi sia stimoli interocettivi elicitare il comportamento di ricerca della sostanza.

Situazioni ambientali precedentemente associata l’assunzione della sostanza, assunzione di una singola dose di alcol, altre persone nel ruolo di modelli, regole ed istituzioni possono tutti influire sul comportamento di uso di alcol.

Spesso questi sintomi agiscono in maniera complessa come quando per esempio, il rinforzo di una risposta in presenza di un certo stimolo è condizionato da un altro stimolo (Bikel e Kelly, 1988).

Secondo Monti (1988) la teoria dell’apprendimento sociale che comprende l’apprendimento rispondente, l’apprendimento operante e certi specifici fattori cognitivi all’interno di una teoria integrata, ha permesso di superare il GAP tra teoria e pratica in particolare nelle applicazioni riferite all’uso di alcool.

La teoria dell’apprendimento sociale evidenziato che gli alcolisti hanno appreso risposte cognitive e comportamentali che li rendono vulnerabili alle situazioni ad alto rischio di ricadute (pressioni interpersonali, stress interpersonali che esistano in rabbia e frustrazione, stati affettivi negativi come depressione noia e la presenza di Steam ID correlati all’alcol e al bere).

Queste reazioni apprese includono:
A aspettative
B abilità di coping
C risposte condizionate gli stimoli commessi dall’alcol al bere.

 

I principali modelli teorici per i problemi alcolcorrelati: approcio familiare sistemico

I principali modelli teorici per i problemi alcolcorrelati: Teorie della personalità

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